La sconfitta contro Venezia per la Virtus e quella in semifinale contro Brindisi per la Fortitudo riportano un bilancio amaro per le squadre bolognesi in Coppa Italia. Il commento di Michele Fiorenza di Sportando.it
“Che la Coppa Italia abbia una storia a sé, ci sono le ultime edizioni a confermarlo. Quest’ultima compresa, con una finale fra settima ed ottava del girone d’andata, molto virtuali come ranking visto che parliamo di Brindisi e Venezia, un po’ come – usando le parole di coach Vitucci dopo aver asfaltato la Effe – la Fortitudo sia una finta neo promossa. Ci aggiungiamo poi, a completare il quadro, che a passare il primo turno, fra giovedì e venerdì sera, sia stata la bolognese meno accreditata. Le bolognesi appunto, ritornate entrambe dopo 18 anni nella final eight di Coppa, con destini apparentemente simili, ma analizzandoli molto diversi. In primis c’è una Segafredo che nel giro di una settimana vede sfumare due competizioni, seppur minori rispetto a Eurocup e campionato, ma facile dirlo dopo. Venezia, al top della forma tra l’altro, non era esattamente l’avversario migliore (una “finta ottava appunto”) e saranno motivo di dibattito i troppi minuti concessi ai vari Teodosic e Markovic con rotazioni ridotte e stanchezza annessa, e scelte dalla panchina ai più incomprensibili. Poi c’è la Fortitudo, incapace di reggere l’urto di due match in 48 ore, preventivabile prima di imboccare l’A14. Le gioie di venerdì sera contro Brescia, in un match preparato perfettamente da coach Martino, con una Pompea a giocare la partita che serviva giocare, sono state spazzate via il giorno dopo dall’atletismo di Brindisi. Una semifinale mai esistita, facendo ripiombare al carbone visto a Natale al Palafiera, con l’aquila tradita da chi di solito la trascina (12 punti dal trio Aradori-Robertson-Leunen) e una panchina, che, dopo aver spazzato via tutti i mugugni detti sulle difficoltà delle seconde linee, non sempre può far miracoli”.