La notizia positiva è che fra il 1 aprile e il 31 maggio, in pieno periodo Covid, il numero delle imprese bolognesi è aumentato di 314 unità: hanno aperto 942 imprese, portando così a 94.930 le sedi d’impresa bolognesi registrate alla Camera di commercio. La notizia negativa è che si tratta del saldo (aperture-chiusure) peggiore degli ultimi 20 anni. Il dato che sarà necessario verificare nei prossimi mesi è quello delle chiusure: tra aprile e maggio hanno chiuso 628 imprese, 400 in meno dello stesso periodo del 2019. Le aperture sono crollate del -36%.
“Un tessuto di imprese che è stato travolto dalla chiusura totale imposta alle attività. I più piccoli, quelli meno specializzati, quelli più legati a catene a basso valore aggiunto stanno vivendo un periodo dal quale non sarà facile emergere più forti – ha commentato Valerio Veronesi, presidente della Camera di commercio di Bologna – Dobbiamo raccogliere la voce di queste imprese, le loro intelligenze, le loro capacità. E per farlo abbiamo il dovere di riuscire a coinvolgere i giovani. Solo con loro possiamo costruire argini più forti e creare le difese per far nascere un nuovo modello di specializzazione rivolto all’innovazione e una nuova Bologna da presentare al mondo. Se non diamo subito possibilità ai giovani siamo destinati solo a continuare a leggere segni meno”.
In questa situazione influenzata dalla chiusura imposta a tutte le attività non indispensabili tutte le province della regione hanno saldi positivi con una media emiliano romagnola che si assesta a +0,26%. In linea l’andamento registrato a livello nazionale, che è stato del +0,33%.
A Bologna tutti i macrosettori hanno un numero di apertura maggiore rispetto a quello delle chiusure: 87 attività in più per l’industria; 387 unità in più per i servizi. In crescita anche agricoltura e pesca (+32), le attività edili (+74 unità), la manifattura (+10), il commercio (+67) e le attività turistiche (+71). In termini percentuali, l’avanzamento più sensibile (+1,78% su base trimestrale) si registra nel comparto creditizio (43 le imprese in più). In crescita anche il numero degli artigiani: +82, con 312 iscrizioni di nuove imprese contro 230 cessazioni.
Più che dimezzata la crescita delle società di capitale: +120 imprese nei tre mesi, ma era +272 il bilancio del trimestre aprile-giugno 2019. Di contro sono aumentate le ditte individuali, quelle che solitamente registrano il numero più alto di cessazioni.
“Ci troviamo – ha commentato Veronesi – come se avessimo davanti il referto di un esame completamente alterato. Solo nei prossimi mesi potremo avere davvero contezza degli effetti che la chiusura completa ha avuto sull’economia. I dati del trimestre aprile-giugno paiono ora completamente modificati dallo sconvolgimento imposto con la chiusura di tutte le attività. Quello che dobbiamo avere ben presente è che una impresa che chiude non è solo un numero in meno all’anagrafe del Registro Imprese ma prima tutto sono persone che perdono lavoro e un territorio che si impoverisce”.
Andamento numero imprese dal 1 gennaio al 30 giugno 2020: -337 imprese
Il bilancio dei primi sei mesi del 2020, nonostante i dati tra aprile e giugno, conferma il periodo a velocità ridotta del sistema imprenditoriale bolognese, con 337 unità in meno da inizio anno. Dall’inizio dell’anno sono nate 2.391 attività, 852 in meno rispetto a giugno 2019 (quando il numero era 3.243). Le cessazioni sono state 2.728, 485 in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Questo l’andamento per macro settori dal 1 gennaio: 49 attività in meno nei servizi; – 74 nell’industria, -137 agricoltura, -231 attività commerciali, -78 imprese manifatturiere. Unici segni positivi le attività edili (+4) e turistiche (+48).
Il bilancio resta in attivo per le società di capitale (+277 unità nei sei mesi), mentre tra gennaio e giugno hanno chiuso oltre dieci ditte individuali al giorno.