Usura ed estorsione in danno di una cittadina bolognese da parte di tre soggetti di origine campana, due uomini ed una donna. Eseguite all’alba, tra Napoli e Bologna, tre misure cautelari. Carcere per gli uomini, mentre per la donna obbligo di dimora a Napoli e divieto di comunicare con la persona offesa. I provvedimenti sono stati emessi dal GIP su richiesta della Procura della Repubblica di Bologna.

Un’imprenditrice bolognese, incalzata dal pagamento di mutui e cartelle esattoriali, si sarebbe rivolta ad un gruppo di usurai per “alleviare”, almeno nelle sue intenzioni, la propria situazione economica. In realtà, dal momento della decisione di prendere in prestito 20.000 euro, per la donna è iniziata un vero e proprio calvario. Prestiti su prestiti, interessi mensili da saldare, pagamenti di cartelle esattoriali che si sovrappongono: un tunnel senza uscita in cui la vittima è rimasta intrappolata, vinta dalle pressioni psicologiche degli usurai e, allo stesso tempo, da quella così assurda necessità del loro “aiuto”. Un bisogno indispensabile per la donna che, sempre più in difficoltà, non ha potuto fare altro che continuare a pagare: sono circa 60.000 euro gli interessi pagati nell’arco di 5 anni; ben 1.000 euro di interessi mensili che hanno impedito alla vittima qualsiasi tentativo di ricostruire un capitale minimo e saldare così, finalmente, il primo prestito ricevuto. Da qui il nome dell’operazione “5 X 1000”.
Dall’usura si passa poi all’estorsione. Un continuo di chiamate, richieste di denaro, appostamenti sotto casa e minacce di morte. Cresce la paura e il timore per la propria incolumità e per quella dei propri familiari. Riferimenti a strutture criminali di tipo mafioso, guerre di camorra e soldi presi in prestito da clan. Non c’è altra soluzione che pagare e continuare a sottostare al giogo imposto.
Solo dopo 5 anni, finalmente, la vittima trova il coraggio di denunciare e affidarsi allo Stato per mettere la parola fine ad anni di prostrazione psicologica e problemi economici.
Sono i Carabinieri della Stazione Indipendenza a raccogliere la prima denuncia della parte offesa. Da subito il quadro indiziario è apparso estremamente grave e i militari del Nucleo Operativo della Compagnia Bologna Centro, sotto la guida e la direzione della Procura di Bologna, hanno espletato le necessarie attività investigative: intercettazioni telefoniche e servizi di pedinamento hanno contribuito a ricostruire i fatti con dovizia di particolari e a disvelare il modus operandi dei malfattori. Il perno delle attività criminose era costituito da D. C., 54 anni, parrucchiere, il quale, venuto a conoscenza della situazione di indigenza della donna, ha svolto attività di “mediazione” tra la stessa ed i suoi aguzzini, D. V., 57 anni, e sua moglie P. M., 54 anni, entrambi suoi parenti e residenti a Napoli.
Gli appuntamenti interlocutori e le dazioni di denaro avvenivano sia nei pressi dell’attività del professionista che dell’abitazione della vittima; gli incontri e le continue telefonate erano sovente di natura intimidatoria, così come si evince anche da alcune frasi captate dagli investigatori: “No ora devi rispondere non tra poco. Rispondi subito o domani ti giuro sto da te a casa tua te lo giuro su dio ti combino un casino”.
La serenità psicofisica della vittima è stata messa costantemente a dura prova:
“GLI DO UNA COLTELLATA ALLA GOLA” dovessero morire i miei nipoti, “UNA COLTELLATA GLIELA DO”…
Le minacce arrivavano ad intaccare la cosa più importante della donna, la famiglia, paventando addirittura l’intervento di clan mafiosi:
“TE LI TROVI SOTTO CASA TUA! SANNO NOME, VITA E MIRACOLO, TUA, DI TUA FIGLIA, DI TUO FIGLIO, TUTTO!”.

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