Devyn Marble, le prime parole da giocatore di Virtus Segafredo: “Kobe e la sua famiglia sono presenti nelle mie preghiere. Non l’ho conosciuto personalmente ma il mio anno ad Orlando è coinciso con l’ultimo anno della sua carriera. Continuerà ad essere una fonte di ispirazione per tutti quelli che amano il basket. Domani sarà la prima partita per me contro una squadra in cui ho giocato ma la cosa più importante è aiutare subito la squadra. Non ho pensato tanto a Trento, è successo ma il focus è sulla partita, non sul nome dell’avversario. Sono contento di tornare in Italia, mi piace come paese e mi piace il campionato: ero molto contento dell’interesse della Virtus, ho pensato che fosse uno step importante per la mia carriera, soprattutto arrivando in una società organizzata per vincere. Non sarei tornato se non avessi avuto la possibilità di giocare per vincere. La chiamata di Golden State è stata importante per provare a tornare in NBA: a volte le cose non vanno come pensi, anche se considero positiva la mia esperienza con Santa Cruz. Non sono un giocatore egoista, voglio aiutare i miei compagni e la squadra a vincere. Alcuni compagni di squadra li conoscevo già: ho giocato con Baldi Rossi a Trento, Hunter è di Detroit come me, con Teodosic ho giocato quando ero all’Aris contro il CSKA, lo zio di Weems era il mio allenatore a Santa Cruz. Djordjevic mi ha chiesto di fare il mio gioco, giocare per la squadra, aiutare i miei compagni: ho visto che questa è una squadra di grandi giocatori, tutti uniti, e proiettati sugli obiettivi collettivi. Le mie caratteristiche possono essere esaltate.”